Orazio Tedone
Ruvo di Puglia, 10 maggio 1870 - Pisa, 18 aprile 1922
Orazio Tedone nacque a Ruvo di Puglia il 10 maggio 1870. Seguì gli studi universitari a Napoli e conseguì la laurea in matematica a Pisa, allievo nella Scuola Normale Superiore del Betti, del Dini, del Bianchi e del Volterra. Professore titolare di matematica nell'Istituto Tecnico C. Cattaneo di Milano, ebbe poi un incarico di meccanica superiore all'università di Pavia. Nel 1899 fu professore di analisi superiore all'Università di Genova, nel 1902 di meccanica razionale e poi dal 1906 di fisica matematica nella stessa Università. Sposò Amalia Loiodice da cui ebbe un figlio, Giuseppe, anch'egli in seguito docente di matematica razionale. Nel 1911 fu nominato socio della Reale Accademia dei Lincei e nel 1922 accettò la proposta della facoltà di Napoli di occupare la cattedra di fisica matematica, che gli avrebbe consentito di ritornare nell'Università dove aveva cominciato gli studi. Fra i riconoscimenti più significativi del merito scientifico del prof. Tedone è da ricordare il conferimento della medaglia d'oro della Società dei XL. Animato dalla convinzione che l'analisi matematica è una scienza sperimentale alternò l'insegnamento alla ricerca, senza mai evidenziare segni di stanchezza a causa della sua profonda e tenace passione per l'indagine scientifica. Dotato anche di animo nobile e generoso, diede prova di queste sue doti, aiutando molti suoi compaesani che in quei tempi si recavano a Genova in cerca di lavoro. Il 17 aprile del 1922, nella stazione di Pisa, mentre si predisponeva ad affrontare quel viaggio che doveva appunto portarlo a Napoli, fu travolto probabilmente da un treno proveniente da Roma e quindi trovato sopra un binario con gravissime ferite agli arti inferiori e serie lesioni interne. Trasportato, privo di conoscenza, nella clinica chirurgica del prof. Taddei, nonostante le cure affettuose dei sanitari, dopo una notte di sofferenze, spirava alle ore 10 del mattino seguente nelle braccia del collega prof. Nicoletti di cui, a stento, riuscì a pronunciare il nome. Terminava così, tragicamente, a soli 52 anni d'età, l'esistenza del prof. Orazio Tedone, uno dei più colti e laboriosi analisti, che abbiano onorato la scienza matematica italiana in questo primo quarto di secolo. Sono dovute infatti al matematico pugliese le importanti ricerche in vari campi della fisica matematica e dell'analisi: particolarmente notevoli quelle sull'equilibrio elastico, che lo portarono a stabilire un metodo generale d'integrazione noto con il suo nome; sulle vibrazioni dei mezzi elastici; sull'integrazione delle equazioni di Maxwell; sulla propagazione delle onde elettromagnetiche nei mezzi cristallini e sulla diffrazione. Particolare attenzione il Tedone rivolse all'espressione analitica di un concetto, quello di considerare il tempo come una quarta variabile spaziale, ed il campo, nel quale la funzione è limitata, come una superficie a tre dimensioni di uno spazio quadri dimensionale. Con questa intuizione conseguì risultati completamente originali, precorrendo i moderni che, a partire da Minkowski, hanno applicato ampiamente, anche dal punto di vista concettuale e filosofico, l'idea dello spazio-tempo quadridimensionale, in cui si svolge tutta la fenomenalità fisica. La considerazione dello spazio quadridimensionale lo indusse ad estendere la dimostrazione della formula di Kirchhoff alle vibrazioni più generali che possono avvenire in un mezzo elastico omogeneo ed isotropo, come si deduce dal suo scritto "Sulle vibrazioni dei corpi solidi omogenei ed isotropi", pubblicato nelle Memorie della R. Accademia di Torino nel 1897. Fuori dell'ambito della fisica matematica sono specialmente da ricordare i suoi studi sugli spazi a curvatura costante e altri sull'integrazione delle equazioni di Maxwell-Hertz alle derivate parziali, con interessanti applicazioni e risultati nel campo dell'ottica elettromagnetica, Nel lavoro "Sulla teoria degli spazi a curvatura costante", sottolinea il prof. Carlo Somigliana, appare l'abilità analitica del grande matematico che costituì la virtù prevalente nella sua opera scientifica. Egli, vivendo scientificamente quasi isolato, con chiaro intuito, notevole tenacia e serena imperturbabilità seppe affrontare i calcoli più pesanti e quegli studi che lo hanno portato a conseguire risultati senza dubbio pregevoli. Degni di nota risultano infine, fra le sue opere, due articoli sulla teoria dell'elasticità (dei quali uno in collaborazione con W. Timpe) nella Encyclopádie der mathematischen Wissenschaften, ed il merito che il Tedone ebbe nella pubblicazione delle opere di Enrico Betti, corredandole di commenti preziosi e di dotte note illustrative dei difficili argomenti in esse trattati.